CENA SOLIDALE C/O MENSA ANTONIANO ONLUS - SALA "LABORATORIO DEL PANE"
Il Natale di Camera Civile di Bologna "A.Tabanelli" diventa gesto solidale
30/05/2013
Illustre Ministro, le prime dichiarazioni da Lei rilasciate anche in sede di audizione in Commissione Giustizia Senato e in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, trovano l’Unione Nazionale delle Camere Civili (che è l’associazione riconosciuta dal Congresso Nazionale Forense come rappresentativa dell’Avvocatura civilistica), pressoché perfettamente concorde.
La convocazione in data odierna, unitamente alle altre rappresentanze istituzionali ed associative dell’Avvocatura, si è fiduciosi che sia occasione di periodici e proficui incontri sulle varie problematiche che riguardano la Giustizia e l’Avvocatura, come con il precedente Ministro, prof. Paola Severino. Nell’impossibilità, in questa sede, di affrontare partitamente e diffusamente le molte problematiche che riguardano la giustizia civile e l’Avvocatura, ci si limita ad uno schematico “catalogo” dei più importanti ed urgenti argomenti, sui quali varrebbe poi la pena di intrattenersi in specifici successivi incontri, per i quali si dà fin d’ora piena e convinta disponibilità. 1) Riforma geografia giudiziaria. L’Unione Nazionale delle Camere Civili, pur conscia che si tratti di un provvedimento legislativo in alcune parti non totalmente condivisibile, tuttavia è favorevole all’attuazione della riforma della geografia giudiziaria, nei tempi e nei modi previsti dal Decreto Legislativo 7 settembre 2012 n. 155. La riforma è importante per meglio razionalizzare la distribuzione degli uffici giudiziari sul territorio nazionale e conferire maggiore funzionalità al “sistema giustizia”. Si è, quindi, contrari a provvedimenti di rinvio, sia perché in molte sedi sono già iniziate le operazioni di trasferimento ed un rinvio causerebbe ulteriore confusione e renderebbe ancor più difficoltoso il funzionamento di detti uffici, sia perché un rinvio potrebbe significare poi, di fatto, l’affossamento della legge. Solo in ipotesi subordinata, qualora fosse ritenuto necessario, si potrebbe dare comunque immediata attuazione all’accorpamento degli uffici dei Giudici di Pace e delle Sezioni distaccate del Tribunale e prevedere un breve rinvio solo per la soppressione dei 31 tribunali c.d. “minori”. 2) Processo civile. A) Nel recentissimo “Secondo Rapporto sulla Giustizia Civile” che l’Unione Nazionale delle Camere Civili ha organizzato in Cassazione, con la collaborazione del CNF, dell’Associazione Nazionale Magistrati e dell’Associazione Italiana fra gli studiosi del processo civile, è emerso, con larghissima condivisione, che gli interventi legislativi “emergenziali” e settoriali realizzati in questi ultimi 20 anni hanno, nella loro quasi totalità, prodotto effetti contrari a quelli prefissi, peggiorando il funzionamento della giustizia civile. E’ necessario quindi recuperare una visione organica e di insieme per gli interventi della giustizia civile e, a tal fine, l’Unione Nazionale delle Camere Civili dà fin d’ora la propria disponibilità a partecipare ad una Commissione mista con magistrati e docenti universitari, per individuare, in tempi brevi e prefissati, i possibili interventi legislativi ed anche organizzativi da effettuare. E’ già comunque all’opera un gruppo di lavoro formato da componenti dell’UNCC e di ANM, che sta elaborando alcune proposte che saranno sottoposte al più presto alla S.V.. B) Arretrato. E’ anzitutto necessario distinguere il semplice contenzioso pendente dall’arretrato. Che ci sia, infatti, contenzioso pendente è fisiologico. L’arretrato rappresenta la fase patologica del contenzioso pendente e quella, quindi, che supera i termini massimi previsti dalla CEDU per la decisione di quel giudizio (tre anni in primo grado, due in appello, uno in Cassazione). In secondo luogo bisognerebbe disaggregare i dati sull’arretrato, distinguendolo attentamente per tipologie, ai fini di poter programmare un efficace intervento. Si ritiene infatti che, mentre per il nuovo contenzioso una più razionale organizzazione degli uffici giudiziari possa essere in grado di assicurarne il regolare smaltimento, per l’arretrato ci vogliano misure straordinarie, in ordine alle quali l’Avvocatura è pronta a dare tutta la necessaria collaborazione. C) ADR. L’Unione Nazionale delle Camere Civili è favorevole all’incentivazione delle procedure di ADR, in ordine alle quali sono allo studio numerose iniziative. In particolare è favorevole all’introduzione anche nel nostro ordinamento della “conciliazione partecipativa”, che sembra stia dando buoni risultati nella vicina Francia. E’ altresì favorevole all’incremento delle procedure arbitrali, per le quali è in corso di organizzazione una struttura che dovrebbe operare su tutto il territorio nazionale. L’UNCC è altresì favorevole all’istituto della mediazione facoltativa, mentre ribadisce la propria contrarietà a qualsiasi forma di mediazione obbligatoria, che non solo potrebbe essere sospetta di ulteriori profili di illegittimità costituzionale, ma che si è già visto essere destinata a dare risultati assolutamente modesti e, per contro, a determinare un allungamento dei tempi e da aggiungere ad ulteriori costi (già estremamente elevati) per l’accesso alla Giustizia. 3) Professione forense La recente approvazione ed entrata in vigore della riforma della professione forense, è valutata, nel suo insieme, positivamente dall’Unione Nazionale delle Camere Civili. La riforma non ha però risolto in alcun modo quello che è il problema essenziale della professione d’avvocato e cioè il problema dell’accesso. Per unanime riconoscimento, 240 mila avvocati non sono né tanti né troppi, ma sono semplicemente una follia. L’attuale ipertrofia dell’Avvocatura non rappresenta solo un grave problema per la classe forense ma, comportando necessariamente uno scadimento del livello tecnico – giuridico e deontologico, non assicura al cittadino quella difesa cui lo stesso avrebbe diritto e rischia di generare anche ulteriore ed inutile contenzioso. Bisogna quindi riattivare quel discorso sull’accesso alla professione forense, visto nel suo insieme (dall’Università, al tirocinio, all’esame di stato), per assicurare la qualità dei soggetti che accedono alla libera professione, riprendendo quegli incontri che, con il precedente Ministro della Giustizia, avevano già portato ad ipotizzare dei precisi interventi legislativi. Per assicurare migliore qualità alla professione d’avvocato, deve poi essere rivista, con un intervento d’urgenza, la materia ordinamentale in materia di formazione e aggiornamento continuo e della specializzazione. Da ultimo dovrebbe essere approvato, con urgenza, il decreto ministeriale in materia di parametri, sulla base della proposta recentemente avanzata dal CNF e condivisa dalle altre rappresentanze istituzionali ed associative dell’Avvocatura. (Renzo Menoni) /cc
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